La domanda: “È possibile modificare il nostro MODO DI ESSERE che ha sostituito il nostro ESSERE, limitandone il potenziale?”

“Da piccolo vivevo in un bosco con la mia famiglia, in una capanna di legno, ampia e confortevole. Vicino a noi molte famiglie, avevano occupato pezzi di terra di dimensioni e caratteristiche differenti, creando una vera e propria comunità.

Nel nostro bosco non si coltivava, ogni stagione ci donava i propri frutti, che noi scambiavamo con i vicini oppure mangiavamo. Insomma, si viveva in perfetta armonia con i ritmi della Natura e della comunità. Ricordo che ci sentivamo davvero liberi, l’unica regola: il RISPETTO!

Poi qualcosa all’improvviso cambiò…i miei genitori e molte persone della comunità iniziarono ad essere attratti dalla prospettiva di SFRUTTARE il proprio terreno in modo diverso. In quel periodo iniziò la diffusione di massa delle automobili. Tutti ambivano ad averne una, era un lusso e una grande comodità che rese necessaria la costruzione di strade e parcheggi.

All’inizio tutti erano perplessi, ma poi asfaltare divenne un’azione comune quasi necessaria per non essere isolati. Il “successo auto” esplose, al punto che la maggior parte del territorio fu asfaltato non solo per auto e parcheggi, ma per negozi, ristoranti, caseggiati sempre più grandi.

Molte persone lasciarono il loro pezzo di terra per vivere in case costruite sul terreno asfaltato di altri. Asfaltare il proprio terreno era diventata la garanzia per una vita piena di soddisfazioni, di denaro, di incontri e di movimento. La tecnica per asfaltare, mantenere e rendere produttivi i terreni era insegnata addirittura nelle scuole.
Il mio terreno asfaltato era molto bello, avevo un grande parcheggio, un bel negozio che vendeva ai viaggiatori e ai vicini. Stavo bene e pensavo di non desiderare di meglio, finché un giorno trovai, nel mezzo del mio parcheggio, una grande crepa con al centro una piccola piantina con un bel fiore.

Il problema ricorrente erano le crepe, tutti avevano le crepe! Ma…quella crepa mi aveva colpito, emozionato, era diversa conteneva una vita, questa sensazione durò una frazione di secondo e subito dopo il pensiero fu: “non posso non ripararla, nessuno mostra le proprie crepe, sono segno di debolezza, di scarso amor proprio… mostrarle porta all’esclusione”.

I passanti, i turisti avrebbero scelto luoghi più curati, i vicini mi avrebbero giudicato male e avrei perso tutto quello che avevo. Chiamai immediatamente la ditta specializzata e la crepa sparì.

L’asfalto era tornato al suo splendore, invece il mio cuore quella crepa la sentiva forte e chiara: “chissà cosa c’è sotto quella crosta di catrame? Quale forza, apparentemente fragile, riesce a bucarlo con tanto vigore? …” Fiumi di domande senza risposte, poi un cassettino nella memoria si aprì e le immagini dei terreni ricoperti di piante verdeggianti invasero i miei pensieri.

“Ah Piante! Inutili e improduttive piante. Pochi sono i terreni coltivati che hanno reso ricchi i loro proprietari, solo quelli molto fertili con piantagioni in “serie” o qualche rara attività turistica, invisibile! Ho fatto bene a ad asfaltare il mio terreno! Ho fatto bene a chiudere quella crepa!!!”

L’educazione mi aveva inculcato che non c’era nessuna convenienza a mantenere un terreno incolto, l’unica soluzione redditizia era l’asfalto, la maggior parte delle persone faceva questa scelta, quindi era la scelta giusta!

Dopo tanti anni, ancora tante domande passeggiano nella mia mente durante i momenti più impensabili, sono sempre le stesse: “ho fatto la scelta giusta? Come mai, malgrado i numerosi strati di bitume la vita del terreno non si è mai spenta? Cosa c’è nel terreno ed è vero che non c’è valore? Asfaltare è davvero l’unico modo per creare valore?

Perchè riempiamo la nostra vita con milioni e milioni di domande che hanno risposte che conosciamo perfettamente ma, continuiamo a rimanere nella nostra immobilità?

Qualcuno o qualcosa ci sta nascondendo la verità o non abbiamo ancora scoperto chi siamo veramente?”
Tutto questo mi porta a comprendere che gli esseri umani non sono impermeabili a ciò che accade, alle sensazioni generate da situazioni apparentemente banali e ai dubbi che emergono in ogni momento della nostra vita. Forse i segnali sono ovunque e dobbiamo imparare ad ascoltarli!”