In questo momento storico, mi sorgono spontanee molte domande.

A esempio: Perché ci siamo ridotti in questo modo?

Perché ci stiamo disumanizzando?
O addirittura: siamo mai stati umani?

Nel mio turbinio di pensieri, ripesco dal passato una storia antica che, un giorno, un anziano signore mi raccontò. Recitava così.

 

 

Tanti anni fa, in questi luoghi, abitavano alcuni pastori. Possedevano enormi greggi di pecore e li facevano pascolare in vaste distese di campi. Per loro il bestiame era davvero importante: poteva diventare cibo o vello per scaldarsi, infatti, ogni giorno, i pastori si impegnavano a proteggerlo dai lupi che tentavano di predarlo.

 

Stanchi di dovere passare la maggior parte del tempo a controllare il branco, si chiesero come migliorare la situazione e decisero di consultare le parole di un vecchio saggio.

 

- Se il vostro problema sono i lupi, la vostra soluzione sono i lupi.

Raggruppate alcuni dei più deboli, quelli esclusi dal branco, garantite loro pasti, protezione, cura e ammaestrateli per diventare i protettori dei vostri greggi. Impiantate in loro il sentimento della sottomissione: vi considereranno al pari degli dèi-.

 

I pastori si misero subito all’opera: riuscirono ad addomesticare alcuni lupi e li chiamarono cani.

Da quel momento i greggi aumentarono e con loro anche la felicità dei pastori.

 

Passarono gli anni.

I pastori, alle prese con tutti gli animali, arrivarono a desiderare ancora di più. Iniziarono a chiedersi come migliorare la loro condizione, come aumentare il numero di pecore e come diventare sempre più ricchi. Decisero di porre fine ai loro interrogativi e tornarono dal saggio.

 

- Se il vostro problema è la ricchezza, la soluzione è la ricchezza.

Fate in modo che i vostri cani si interessino a quello!

- Come si fa a interessare i cani alla ricchezza?

- La risposta è complicata. Potete impiantare in loro questo desiderio, concedendo parte della vostra intelligenza…, ma questo comporta dei rischi…

 

I pastori non vollero sentire altro. Si dissero che i rischi facevano parte del mestiere e decisero di innestare, nei cani, il tarlo della ricchezza.

 

I cani all’inizio sostituirono i pastori nel controllo totale dei greggi, poi i più intelligenti furono spostati al controllo delle operazioni di macello e tosatura mentre i più avidi e impauriti rimasero ai greggi.

I più intelligenti venivano presi in considerazione nella ricerca di soluzione, ma le decisioni più importanti erano prese dai cani più avidi e impauriti perché più sottomessi ai pastori.

 

A volte i cani con il potere decisionale creavano problemi, ma questo ai pastori poco interessava, erano troppo concentrati sull’aumento della loro ricchezza data dal numero sempre più crescente di pecore. Anzi, spesso capitava che i cani, così diversi, si riducessero a litigare tra loro e i pastori presi dal divertimento, godevano del sangue e della violenza che li alimentava.

 

I pastori vivevano in case inaccessibili ai cani, perché li detestavano e li consideravano esseri inferiori, infatti, uno dei peggiori insulti era proprio “Sei un cane” mica “Sei un lupo”.

 

Ma i lupi? Che fine avevano fatto i lupi?

 

Per anni i cani avevano cercato di sterminare i lupi che odiavano profondamente.

I lupi non erano intelligenti come i cani ma erano coraggiosi, rispettosi tra loro, audaci. Ai lupi non

importava del potere e della ricchezza: essendo figli della Natura rispettavano le sue leggi, non quelle dei pastori.

 

Ed era proprio questo ciò di cui parlava il saggio. I pastori non avevano considerato un rischio.

Il rischio che i cani si unissero ai lupi.

E così accadde.

 

Vennero alla luce nuovi ibridi: vere unioni di intelligenza, ferocia, avidità, coraggio, intolleranza.

In alcuni prevaleva la parte più selvaggia. Erano spietati, avidi, cattivi. Volevano lo sterminio dei cani per poter essere accuditi dai pastori. In altri, invece, non c’era pietà: si sentivano superiori a tutti, pastori e cani, e credevano di essere gli unici depositari del potere sulla terra.

 

Altri ancora, si rivelarono intelligenti, integri e rispettosi della Natura, per nulla interessati al potere ma alla vita e all’equilibrio.

 

L’anziano signore non mi rivelò mai come finì la storia ma optò per il finale aperto.
Da quel momento iniziai a riflettere:

Di chi sarà il futuro del pianeta? Dei pastori, dei lupi, dei cani, degli ibridi… o delle pecore?

 

 

  • Giuseppe Bonfiglio